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CASTAGNO

Il castagno europeo, è un albero massiccio, longevo, alto fino a 25 metri, con tronchi di circonferenza talora imponenti e a volte cavi (all'interno il suo legno si decompone trasformandosi in polvere chiamata "terra di castagno"). Ha la chioma espansa e molto ramificata, foglie caduche, di forma ellittico-allungata, a margine seghettato, quasi coriacee, di colore verde intenso e lucide, più chiare nella parte inferiore.
E' una pianta monoica. Le infiorescenze maschili sono rappresentate da spighe lunghe 10-20 cm di color giallo-verdastro. Quelle femminili sono costituite da fiori singoli o riuniti a gruppi di 2-3 posti alla base delle infiorescenze maschili. La fioritura si ha in piena estate. Il frutto è un achenio, comunemente chiamato castagna, con pericarpo di consistenza cuoiosa e di colore marrone, glabro e lucido all'esterno, tomentoso all'interno. Gli acheni sono racchiusi, in numero da 1-3, all'interno di un involucro spinoso, comunemente chiamato riccio, derivato dall'accrescimento della cupola. A maturità, il riccio si apre dividendosi in quattro valve. L'impollinazione puo' essere anemofila o entomofila, per cui molto importante e' la presenza delle api.
Il castagno ama i terreni profondi, leggeri, permeabili, ricchi di elementi nutritivi, con pH tendenzialmente acido, con poco o privi di calcare. Non sopporta i terreni pesanti e mal drenati. E' una pianta eliofila, ama i climi temperati, pur sopportando freddi invernali anche molto intensi. Appartiene alla famiglia delle Fagaceae. La specie è l'unica autoctona del genere Castanea presente in Europa, ma negli ultimi decenni (metà degli anni '70) è stato sovente introdotto, per motivi fitopatologici, il castagno giapponese (Castanea crenata). Le popolazioni presenti in Europa sono perciò principalmente riconducibili a semenzali di castagno europeo o a castagni europei innestati sul giapponese, o a ibridi delle due specie. Il Castagno europeo (Castanea sativa Mill.) e' originario dell'Europa meridionale, Nord Africa e Asia occidentale. E' presente anche sulle coste atlantiche del Marocco, sulle rive del mar Caspio e nel sud dell'Inghilterra. I castagneti da frutto come già accennato sono ormai purtroppo molto ridotti in Italia in seguito al "mal dell'inchiostro" e al cancro della corteccia. Inoltre nel 2002 si è rinvenuta, per la prima volta in Italia (in Piemonte), l’accidentale presenza del Cinipide del castagno(Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu), insetto originario della Cina e già riconosciuto come organismo particolarmente nocivo ai castagni in Giappone e negli Stati Uniti d’America. Tuttavia in questi ultimi anni si sta assistendo ad un tentativo di recupero del castagno e non solo ai fini produttivi. Le regioni in Italia in cui la coltura del castagno da frutto assume maggior importanza sono la Campania, la Sicilia, il Lazio, il Piemonte e la Toscana. Il castagno è una delle più importanti essenze forestali dell'Europa meridionale, in quanto ha riscosso, fin dall'antichità, l'interesse dell'uomo per i molteplici utilizzi. Oltre all'interesse intrinseco sotto l'aspetto ecologico e della biodiversità, questa specie è stata largamente coltivata, fino ad estenderne l'areale, per la produzione di legname e dei frutti: le castagne.

(Nella foto sotto, un imponente castagno con alle spalle il Monte Matajur, Friuli Venezia Giulia)

 

 Il legno di castagno

Il legno di castagno denota valori di ritiro limitati e una buona lavorabilità. E' estremamente duttile, viene utilizzato in numerosi ambiti: le travi in legno di castagno, per esempio, vengono impiegate per la realizzazione di capriate, elementi architettonici usati nella costruzione di tetti a falde inclinate. il castagno è ritenuto una delle specie arboree del nostro territorio più versatili: ha un aspetto estetico decisamente piacevole e, dal punto di vista pratico, dura molto a lungo, per merito dei tannini presenti. Lo si può trovare, tra l’altro, in casette di legno, portici, pensiline, box auto, gazebo e in tutte le altre strutture destinate a stare all’aria aperta: il legno di castagno, infatti, resiste senza problemi agli agenti esterni. Contraddistinto da una durata prolungata nel tempo, esso viene impiegato anche per la costruzione di mobili e per tavole, travi e altri materiali di assemblaggio: risultando poco sensibile rispetto ai cambiamenti di temperatura e umidità, può fungere anche da isolante termico. Non sarà difficile, quindi, trovarlo a latitudini diverse, dalla montagna al mare, proprio per la sua capacità di risultare pressoché "indifferente" all'umidità esterna.

Vale la pena di ribadire e insistere molto sulla eccellente resistenza di questo legno all'umidità: essa, infatti, implica che le sue dimensioni, la sua forma e il suo volume rimangono pressoché inalterati al cambiare delle temperature e delle condizioni esterne.

"L'Albero del Pane"

Le castagne, i frutti, sono ricche di amido e in molte zone montane d'Italia hanno rappresentato, fino agli anni '50, la principale fonte alimentare. La castagna è quindi un frutto prezioso e importante che ha contribuito alla sopravvivenza per migliaia di anni delle popolazioni europee nelle aree pedemontane tanto da essere definito in alcune zone: "l'albero del pane". La castagna è infatti ricca di sostanze nutritive: il 90% della sostanza secca è costituito da carboidrati (55% amido, 35% zuccheri), il 5% da proteine e il 4,5% da grassi. Per questo in un usuale menù la castagna andrebbe inserita alla voce primi piatti e non nella frutta, questa infatti ha un potere calorico che varia da 25 a 70 kcal, mentre la castagna ha 287 kcal per 100 gr.

Inoltre questo frutto è molto ricco di minerali (potassio in primis, sodio, fosforo, zolfo, magnesio, calcio, cloro, ferro..), vitamine (B1, B2, acido folico, PP, C...) e altri preziosi oligoelementi che lo rendono utile anche sul piano salutistico: contro affezioni epatobiliari e intestinali, renali, ossee, nervose e muscolari; contro spasmi di pertosse; antispepsi e antisettico; benefica per circolazione del sangue; e tollerato dai celiaci. Tra gli aminoacidi presenti nelle castagne citiamo l'acido aspartico, l'acido glutammico, arginina, serina e treonina.
La castagna, se le combinazioni alimentari sono rispettate, è addirittura più digeribile dei cereali, contrariamente a quanto credono molte persone che la mangiano a fine pasto come dolce (caldarroste!), non rendendosi conto che, dato il suo potere calorico, stanno ingerendo, un altro piatto di pastasciutta. Tuttavia la castagna deve essere masticata bene poichè altrimenti può risultare indigesta ed è comunque un po' a rischio per i soggetti colitici, a causa delle fermentazioni intestinali che può produrre specialmente con combinazioni alimentari errate. La castagna può comunque costituire un piatto principale a sè stante, come dimostra anche la cucina friulo-slovena in cui primeggia la zuppa di castagne. Dalla castagna si ottengono inoltre vari agro-alimenti a cominciare dall'ottimo miele (uno dei più ricchi in sostanze antiossidanti e particolarmente ricco di fruttosio e polline ) e dai dolci, come i buonissimi 'marrons glacès' piemontesi. Dalle castagne si ottengono anche alcol, liquori, bibite, farina, che è utilizzata in molti settori, e con la quale si produce il famoso dolce: il "castagnaccio". Dalle castagne si ricava pure una birra, oggi esistono almeno venti birrai che producono birra alla castagna, chi stagionalmente chi in maniera regolare. La nascita della prima birra di questo genere non ha origini italiane, ma corse.

 Tanti usi, un solo albero...

E' anche importante ricordare che dalla corteccia della pianta del castagno si ricavano i tannini (circa il 7%) che sono utilizzati nell'industria (specie in conceria).

Da ricordare che l'acqua di cottura delle castagne è ottima per risciacquare i capelli in quanto dona dei bei riflessi rossicci. In cosmetica familiare, la polpa delle castagne schiacciata è un'ottima maschera emolliente e schiarente. Nell'utilizzo popolare dei decenni e secoli scorsi, le foglie di castagno, opportunamente seccate, erano talvolta usate come surrogato del tabacco da fumo. I ricci, ricchissimi di sostanze tanniche, e quindi poco degradabili, venivano bruciati e le ceneri sparse come fertilizzante nel castagneto. I polloni più teneri (ricrescite) che crescevano alla base della pianta erano un buon foraggio per le capre.

Inoltre da certi rami scelti e raccolti in momenti specifici, venivano e vengono ancor oggi opporunamente ricavate delle lamelle sottili e lunghe di pochi centimetri di larghezza, impiegate con la tecnica dell'intreccio, per la produzione di bei cesti robusti, di varie forme e dimensioni. L'artigiano sceglie i rami di castagno più diritti che vengono spogliati dalla corteccia e trafilati col taglio della roncola. Poi li bagna, per renderli ancora più flessibili e cominciare così a tessere il fondo della cesta. Le lamine vegetali avranno tutte lo stesso spessore e la stessa lunghezza. A questo punto,il cestaio, piega in verticale, intorno al perimetro del fondo, le strisce di castagno per costruire il cesto vero e proprio che sarà poi rimboccato nella parte superiore e rifermato da teneri giunchi. Infine, l'artigiano, inserisce il manico ricurvo (sempre in solido castagno) e per terminare il tutto. Ed ecco il cesto in castagno, bello e pronto.

In CUCINA con il CASTAGNACCIO

Una ricetta tipica a base dei tipici "gioielli" autunnali: il castagnaccio. Vi serviranno 300 g di farina di castagne, 30 g di zucchero (facoltativo), 2 cucchiai di pinoli, 2 cucchiai di uvetta, 5 noci, 3 cucchiai di olio d'oliva, un pizzico di sale, 5-6 rametti di rosmarino. Immergete l’uvetta in acqua tiepida per farla ammorbidire.

Nel frattempo setacciate la farina e lavoratela con 1 litro d’acqua, lo zucchero se volete (è facoltativo) e un pizzico di sale, in modo da ottenere un impasto denso e omogeneo. Ungete uno stampo e versateci l’impasto distribuendolo uniformemente. Cospargete la superficie con i pinoli, i rametti di rosmarino, i gherigli di noce tritati e l’uvetta strizzata. Cuocete in forno già molto caldo a 200 gradi per circa 1 ora.

In ERBORISTERIA

Il decotto delle foglie di castagno veniva utilizzato nell'erboristeria popolare come sedativo della tosse, espettorante e antisettico. Le foglie, la corteccia e la castagna, in particolar modo la sua scorza, possono essere considerati come validi antidiarroici, a questo scopo si riteneva utile anche l’infuso di infiorescenze maschili. Per uso esterno il decotto di foglie trovava impiego come astringente e disinfettante della pelle e delle mucose. Anche la corteccia per i suoi contenuti di tannini (7%) ha proprietà astringenti. Sempre nella farmacopea popolare di alcune regioni, la polpa delle castagne, cotta e setacciata, trova ancora impiego in fitocosmesi per la preparazione di maschere facciali detergenti ed emollienti. Gli infusi di foglie di castagno erano utilizzati per fare gargarismi, costituendo un buon rimedio per contrastare le infiammazioni della bocca e della gola. L’acqua di cottura delle castagne era impiegata per rammollire i geloni. L'impiego delle foglie di castagno era già citato da Ippocrate e Paracelso, ed è stato introdotto ufficialmente nella terapia medica del secolo scorso, quale rimedio efficace contro gli spasmi della pertosse (estratto fluido delle foglie).

 

 

IL GEMMODERIVATO

I Gemmoderivati detti anche Macerati Glicerici o Macerati Glicerinati, sono dei meristemoterapici, ossia dei preparati estratti da tessuti meristematici vegetali (gemme, radichette, tessuti cambiali, ecc.) particolarmente ricchi di principi attivi in grado di stimolare specifiche funzioni dell'organismo umano. Nel caso del Castagno (Castanea vesca) si utilizzano le gemme. La concentrazione dei prìncipi fitochimici nelle gemme è molto intensa in quanto il tessuto si trova in uno stato di moltiplicazione cellulare che ne influenza l’intensità energetica e la vitalità. Nella fase di crescita, i tessuti come le gemme e i giovani getti, contengono alte dosi di minerali, vitamine, enzimi, antiossidanti, nonché una grande quantità di informazioni genetiche utili per la formazioni della pianta e diversi ormoni tra cui:
L’Auxina: un ormone vegetale ad azione fetale che stimola la cresdta e la resistenza alle malattie;
Le Gibberelline: un gruppo di ormoni che stimolano la sintesi delle proteine RNA e che hanno un’azione curativa e anti-infimmatoria nella pianta.

I gemmoderivati si chiamano anche estratti meristematici, la dove per meristema s'intende un tessuto di pianta, che consiste in una cellula indifferenziata, che rimane giovane sempre e si dìvide durante la crescita della pianta. Le cellule meristematiche sono le cellule staminali del mondo vegetale, e si trovano nelle gemme, giovani getti e radici crescenti delle piante; esistono due tipi di meristemi. Il meristema primario si divide in meristema radicale della radice e meristema apicale del germoglio. Questi servono per lo sviluppo longitudinale della pianta. Le cellule staminali apicali sono precursori di tutte le cellule che costituiranno i rami, le foglie e i fiori. Le cellule meristematiche radicali sono la risorsa per tutte le cellule delle radici primarie e secondarie. Una delle caratteristiche peculiari delle cellule totipotenti vegetali è che rimangono attive per tutta la vita della pianta, a differenza di quelle animali che sono tali solo nello stato embrionale. I tessuti meristematici primari danno vita al tessuto fondamentale detto protoderma, che dà origine all’epidermide e al procambio, che si sviluppa nel tessuto vascolare. I tessuti meristematici secondari (detti anche “laterali”) servono per l’accrescimento in diametro della pianta e sono caratterizzati da cellule chiamate cambio vascolare e cambio del sughero. I meristemì secondari derivano da cellule già adulte e differenziate che riacquistano la capacità di dividersi, Se stimolate, anche le cellule adulte possono tornare a dividersi, come nei processi di cicatrizzazione.

I gemmoderivati o estratti meristematici che dir si voglia, sono ottenuti secondo i metodi messi a punto da Pool Henry, il padre della gemmoterapia, e altri ricercatori. Il solvente di prima macerazione è costituito da una miscela in di acqua, alcol e glicerina, che permette una dissoluzione graduale ma esaustiva del materiale vegetale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La preparazione dei Macerati Glicerinati si effettua secondo la Farmacopea Francese ed costutita da tre distinte fasi:
a) La raccolta del vegetale (gemma, o altro meristema), che avviene in genere alla fine dell'inverno o agli inizi della primavera, periodi nei quali la pianta contiene la concentrazione massima delle sostanze vitali.
b) Il materiale vegetale raccolto viene pulito e triturato ed è posto a macerare per 4/5 gg in alcool a 90° in recipienti di vetro scuro. Al termine di questo primo periodo si aggiunge una miscela di acqua e glicerina in rapporto 1:1 e si fa proseguire la macerazione per altre tre settimane. Il rapporto droga solvente , riferito al peso secco della droga, è di 1:20 , pari al 5%. Al termine della macerazione si filtra e si porta al volume richiesto.
c) Il macerato ottenuto viene diluito nella proporzione di 1:10, pari allo 0.5%, con una miscela di acqua-alcool-glicerina in parti uguali; si giunge così alla macerazione omeopatica decimale(1DH).
Pool Henry medico omeopata di Bruxelles, è a tutti gli effetti il padre della gemmoterapia, la branca della fitoterapia, che utilizza appunto i tessuti meristematici (i tessuti embrionali in via di accrescimento) di alberi e arbusti.

Nel 1959 Pool Henry trova conferma dalle ricerche e dalle sperimentazioni cliniche e pubblica i risultati negli Archives Homéopathiques de Normandie, chiamando questa nuova terapia "Phyto-embryothérapie”. La fitoembrioterapia successivamente è ripresa e sviluppata dal Dott. Max Tétau, un omeopata francese, che la ribattezzerà "Gemmoterapie”, nome con cui oggi è universalmente conosciuta. La gemmoterapia è entrata nella Francaise Pharmacopée nel 1965. Se fino a pochi lustri fa era una cura quasi sconosciuta, oggi la sua efficacia trova conferma sia sul piano farmacologico che clinico. La gemmoterapia è diventata una branca riconosciuta della fitoterapia. Fino a poco tempo fa era praticamente sconosciuta al di fuori di Francia e Italia, ma grazie ai continuatori del lavoro di Henry, questa terapia naturale potente e innocua allo stesso tempo, viene praticata in tutto il mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CASTANEA VESCA GEMMODERIVATO

Organotropismo Vasi linfatici. Vasi venosi. Le gemme del Castagno contengono acido deidro-digallico. Il gemmoderivato è considerato un buon drenante linfatico, a livello di arti inferiori. Drenante venoso. Utile contro la stasi linfatica

Indicazioni: Insufficienza mista venoso-linfatica. Edema linfatico. Cellulite. Attenua molto la sintomatologia responsabile degli edemi e della dolorosa sensazione di gambe pesanti. Utile anche nelle emorroidi asociato al gemmoderivato di Ippocastano (Aesculus Hippocastanum)

Sinergie: L'associazione Castagno e Sorbo (Sorbus domestica) realizza una buona sinergia nel trattamento delle manifestazioni da insufficienza venoso-linfatica degli arti inferiori e anche per una maggiore fluidità del sangue, specie se associati con il gemmoderivato di Limone (Citrus limonum).

 

 

N.B. Tutte le indicazioni presenti nei testi sono da intendersi solo come suggerimenti generali tratti dalla vasta bibliografia erboristica e scientifica a disposizione, e dall'esperienza e tradizione della conoscenza, in materia.

FIORE DI BACH n° 30: SWEET CHESNUT (CASTAGNO)

E' il fiore che il Dott. E. Bach ha scoperto per: "..chi si sente disperato, è affetto da ansia acuta ed angoscia dovute a shock o forte dolore. Per chi è disperato e si sente debole e vulnerabile e non riesce a far fronte alle proprie difficoltà."

All’origine ci sono esperienze negative d’ogni tipo. Sweet Chestnut risulta essere un rimedio prezioso a coloro manifestano disperazione, è indicato per le persone che sono preda di un’angoscia così grande da sembrare insopportabile, è indicato quando non si pensa di avere più alcuna speranza, ci si sente persi ed abbandonati al destino. Quando si ha bisogno di una boccata di ossigeno per riprendere a vivere con speranza.
Il dott. E. Bach si esprimeva così a proposito del rimedio Sweet Chestnut:
"Per quei momenti che accadono a certe persone in cui l’angoscia è tanto grande da sembrare insopportabile. Quando la mente o il corpo sentono di aver raggiunto il limite della sopportazione, e che sia giunto il momento di cedere il passo. Quando sembra non rimanere altro che distruzione e annientamento da affrontare." "Si tratta di persone perse interiormente, che hanno disturbi esistenziali e di conseguenza disturbi dell’umore, con senso di vuoto profondo, sensazione di crollo e forte stress mentale."
Per capire come agisce Sweet Chestnut osserviamo il Castagno e cerchiamo di capire : "..cresce fino a diventare gigantesco, vive fino a mille anni, e dimostra un'eccezionale forza vitale: seppure vecchio, dal suo tronco spuntano nuovi getti che danno inizio a una nuova crescita. Ama il calore diretto del sole. Il tronco si erge diritto e sicuro, caratterizzato da solchi verticali che formano intorno ad esso una spirale, come a denotare la particolare concentrazione di forze telluriche e, quindi, la presenza dell'energia stabilizzante e rassicurante della Terra, che dona capacità di radicamento e forza per superare i problemi."
La sintesi è che il rimedio aiuta a ritrovare la fiducia, e fa scaturire nella persona l' impulso per accettare, ed esser pronti a grandi cambiamenti. Si allenta la morsa della tensione dovuta all'angoscia. Si ritrova la capacità di lasciare la presa con le situazioni alla radice della profonda sofferenza, e si è maggiormente disponibili ad accogliere ciò che segue, ovvero il cambiamento della nuova situazione.

L'energia di Sweet Chestnut (Castagno) riesce a riscaldare il cuore nei momenti di buio e angoscia, aiutandoci a tentare di superarli.

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